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Gli Architetti di Perugia scelgono il coaching linguistico

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Architettura e Coaching

 

In una scelta che si contraddistingue per la sua innovatività, l'Ordine degli Architetti di Perugia e la Fondazione Umbra per l'Architettura hanno accreditato quattro iniziative di sviluppo professionale incentrate intorno al metodo del coaching linguistico condotte da Angelo Fanelli (i membri dell'Ordine possono iscriversi sulla piattaforma I-materia dell'Ordine degli Architetti di Perugia):

Basic English for Architects (Marzo-Aprile 2019)

Il corso della durata di 20 ore è il gradino iniziale di un percorso volto a sviluppare o espandere le competenze necessarie all’architetto per poter lavorare con successo all’estero o con interlocutori esteri (committenti, fornitori, partner, team di progetto multinazionali). Interamente basato sulla conversazione in inglese, il modulo Basic English for Architects impiega alcune delle tecniche del metodo Reflexive Coaching for Linguistic Learning (ReCoLL®) volte allo sviluppo di competenze linguistiche specifiche alla professione dell’Architetto. Il metodo si traduce nei seguenti ulteriori obiettivi: (c) mettere il partecipante in grado di sostenere una breve conversazione sul proprio background professionale in un contesto interpersonale (one-to-one) e (d) saper ottenere dall’interlocutore le informazioni di base sul suo background professionale e la sua relazione con il mondo dell’architettura. In altre parole, l’idea è di mettere in grado il partecipante di sostenere il classico “elevator speech”: dato un tempo limitato (3-5 minuti), saper presentare la propria esperienza professionale ad un interlocutore estero in modo efficace.

[Livello minimo A1-Elementary English; Scadenza iscrizioni 11 Febbraio].


Intermediate English for Architects (Aprile-Maggio 2019)

Il corso, della durata di 20 ore, è il secondo gradino di un percorso volto a sviluppare o espandere le competenze necessarie all’architetto per poter lavorare con successo all’estero o con interlocutori esteri (committenti, fornitori, partner, team di progetto multinazionali). Idealmente, il corso prosegue con il workshop Le Competenze per Lavorare all’Estero in Architettura (è possibile anche una iscrizione simultanea al corso Intermediate e al workshop). Diversamente dal tradizionale corso di inglese, tuttavia, il modulo Intermediate English for Architects impiega (in modo personalizzato sui partecipanti) alcune tecniche del metodo Reflexive Coaching for Linguistic Learning (ReCoLL®) con i seguenti ulteriori obiettivi: (c) mettere il partecipante in grado di presentare la propria esperienza professionale e il proprio portfolio in un contesto di riunione di piccolo gruppo e (d) saper sostenere una conversazione sul tema dell’architettura in inglese. In altre parole, l’idea è di mettere in grado il partecipante di sostenere efficacemente una conversazione complessa e/o presentare il proprio lavoro e la propria prospettiva sull’architettura in un contesto di riunione di piccolo gruppo (15-20 minuti).

[Livello minimo B2-Intermediate English; Scadenza iscrizioni 30 Marzo]


Vincere in culo mundi: come sviluppare le competenze per lavorare all’estero in architettura (2-3 Maggio 2019, in Italiano)

Corso introduttivo della durata di 4 ore propedeutico alla partecipazione al workshop è tenuto in italiano ed aperto a tutti. In due incontri consecutivi di due ore, il coach linguistico Angelo Fanelli illustra il funzionamento e le principali caratteristiche del metodo di coaching ReCoLL® impiegato nel workshop “Le Competenze per Lavorare all’Estero in Architettura”. L’obiettivo del corso è approfondire il tema dell’efficacia della comunicazione professionale in inglese (il modello contenuto/relazione) in relazione alle principali competenze richieste all’architetto per lavorare all’estero o con interlocutori esteri. Insieme ai partecipanti, verrà costruita una mappa delle principali situazioni professionali in cui l’architetto deve saper comunicare efficacemente in lingua inglese.

[Scadenza iscrizioni 20 Aprile]


Le Competenze per Lavorare All'Estero in Architettura: Workshop in inglese (Maggio-Giugno 2019)

Applicazione del metodo di coaching linguistico al contesto di piccolo gruppo (6-9 persone), il workshop (20 ore) consente un livello di interattività e personalizzazione ideale per lo sviluppo e l’espansione delle competenze necessarie per lavorare all’estero nel settore dell’architettura o interagendo con interlocutori esteri. Tenuto interamente in inglese, si rivolge ad architetti che intendono trasferirsi o lavorare all’estero o con partner esteri (committenti, fornitori, gruppi di progetto multinazionali, ecc.).  L’approccio è basato su un coaching esperienziale per piccolo gruppo, fondato sulla costruzione di simulazioni personalizzate il più possibili vicine alla situazione reale che i partecipanti si troveranno ad affrontare. Non si prevedono “lezioni frontali preconfezionate” e il programma di dettaglio parte dall’analisi dei fabbisogni dei partecipanti.

Competenze potenzialmente sviluppabili:

  • Saper impiegare correttamente la terminologia inglese della professione;
  • Saper impiegare in maniera esperta la semantica inglese per comunicare la propria visione;
  • Saper scrivere in inglese per la professione;
  • Saper scrivere curriculum e lettera di presentazione in inglese;
  • Sostenere con successo un colloquio di lavoro in inglese;
  • Gestire/partecipare a meeting di lavoro in inglese;
  • Gestire un team multiculturale in inglese;
  • Saper comunicare correttamente in modo cross-cultural;
  • Saper parlare in pubblico in inglese;
  • Saper comunicare in inglese in video;
  • Altre competenze specifiche eventualmente sorte dalle esigenze dei partecipanti.

  [Livello minimo B2-Intermediate English; Scadenza iscrizioni 20 Aprile]


Nel video, illustro brevemente le differenze principali tra l'approccio del coaching linguistico e la "formazione tradizionale": 
 

 

 
 Il coaching per i colloqui in inglese

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Superare le job interview (II)

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job interview

 

[segue dall'articolo precedente]

Superare una Job Interview in una lingua che non tua comporta una sfida importante: il coaching ReCoLL(r) può aiutarti a superarla.

Proviamo a guardare due brevi ma stimolanti esempi di job interview:

 

     

Tre ostacoli sui quali lavoro con frequentemente con i miei clienti (ribattezzati scherzosamente "sindromi"):

  • La sindrome dell'avvocato: rispondere alle domande dell'intervistatore evitando accuratamente di prendere qualsiasi posizione; restare sempre sul generico, "riempiendo il tempo" con una serie di banalità mirate a dare una buona impressione all'intervistatore senza che ci sia alcun contenuto dietro.
  • La sindrome dell'ingegnere: tipico di professionisti con esperienza decennale in campi tecnici (ingegneri, informatici, ecc) il trovare delle difficoltà a valorizzare adeguatamente le proprie competenze, e partire dal presupposto che "per questa posizione una persona con un background meno tecnico e più politico sarà sempre avvantaggiata".
  • La sindrome dell'attore: talmente concentrati sul presentare se stessi al meglio da non prestare alcuna attenzione all'interlocutore, col risultato finale di non riuscire a presentare alcunché.
la job interview è una partita a scacchi!

Nella maggior parte dei casi, si tratta (ovviamente) del risultato di cattive abitudini, più che di sindromi psicologiche vere e proprie - e, a volte, lo studio e la consultazione di testi scientifici (o simil-scientifici) possono aiutare, fornendo dei consigli utili.

Ad esempio, io consiglio i seguenti pezzi:

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Leggere e studiare tuttavia non aiuta realmente a migliorare la propria efficacia nell'affrontare delle job interviews in lingua diversa dalla tua, perché mancano almeno due ingredienti essenziali: la pratica con una situazione il più possibile vicina a quella che devi affrontare; la capacità di attivare appropriati modello cognitivi (le teorie, in sostanza) in condizioni di stress. Nel prossimo video provo a spiegare il concetto di "scatola nera" e il perché il coaching linguistico è più efficace di un normale corso di inglese:

 

 Il coaching ReCoLL(r) è un metodo efficace per affrontare situazioni come queste.

 

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Esperienze||Il dilemma "soft skills"

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Il vantaggio principale del coaching, perlomeno per me che ci lavoro, è che ogni cliente è una storia nuova. Ogni storia, una nuova rotta di apprendimento da tracciare, sulla base di un dialogo continuo su obiettivi, metodi e modalità migliori per raggiungere efficacemente la destinazione.

Molto spesso, la negoziazione, la discussione, l'aggiornamento degli obiettivi continuano dalla prima fino all'ultima sessione! Scegliere il coaching significa sopratutto assumersi in prima persona la responsabilità del proprio apprendimento.

Ecco alcune storie di clienti coi quali ho lavorato o sto lavorando (per riservatezza, i nomi sono stati cambiati)...

Comunicare le competenze - hard e soft

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Un CV pieno di competenze tecniche, ma come fai a comunicare efficacemente le tue "competenze soft" in un colloquio in inglese?

Ingegnere quarantenne, Gianmarco sta progettando il prossimo passo della sua carriera: fare un'esperienza lavorativa all'estero, dopo più di dieci anni passati come tecnico in un importante Ministero. All'orizzonte, due opportunità, entrambe allettanti, remunerative, e, sopratutto caratterizzate da una selezione basata su un colloquio di lavoro in inglese. Qualcosa che Gianmarco non ha mai sperimentato, poiché fin dalla laurea, quindici anni prima, ha accumulato esperienze in imprese private italiane (notoriamente abborracciate quanto a metodi e tecniche di selezione del personale) o all'interno della Pubblica Amminstrazione (ruoli di grande responsabilità a livello tecnico, ma con assegnazione per concorso pubblico).

Ora, entrambe le opportunità presentano lo stesso ostacolo: che sia una posizione in Asia per un'importante multinazionale come responsabile dei processi tecnici di un grande stabilimento, o un ruolo di consulente esperto nel suo settore professionale per conto di una delle Direzioni Generali della Commissione Europea a Bruxelles, Gianmarco dovrà fronteggiare tra qualche mese due importanti colloqui in inglese.

Dall'alto della sua esperienza professionale, Gianmarco ha già ben chiara la direzione da prendere col coaching e gli ostacoli principali da superare: il suo inglese è ad un ottimo livello, e c'è veramente poco da fare dal punto di vista della pronuncia, della grammatica o dell'ampiezza e profondità del linguaggio tecnico padroneggiato:

"come faccio ad affrontare la parte del colloquio fondata sulle mie 'soft skills?'", si chiede Gianmarco

Il problema è, essenzialmente, "politico": riuscire a comunicare efficacemente nel corso del colloquio in inglese le proprie competenze, sopratutto le mitiche "soft skills" - qualcosa che, tipicamente, per un ingegnere è "fuffa", ma che per un esperto di selezione del personale è il pane quotidiano: la valutazione del profilo psicologico, e delle "competenze soft" possedute dal candidato.

Nel caso del colloquio per la Commissione Europea, poi, il problema è duplice, perché il suo incarico comporta delle responsabilità di "coordinamento e policy diffusion", cioé la capacità di "persuadere una rete eterogenea di stakeholder" che le policies emanate dalla Commissione sono valide e devono essere implementate.

"Come posso sperare di essere valutato meglio di candidati che hanno un profilo "politico", più che tecnico come il mio?", questa la domanda con la quale Gianmarco arriva al primo colloquio.

 

"When it comes to soft skills, most people think they are all about those warm-and-fuzzy people skills. Yes, it's true people skills are a part of the equation, but that's just for starters", afferma Peggy Klaus nel libro The Hard Truth About Soft Skills: "While hard skills refer to the technical ability and the factual knowledge needed to do the job, soft skills allow you to more effectively use your technical abilities and knowledge. Soft skills encompass personal, social, communication, and self-management behaviors. They cover a wide spectrum of abilities and traits: being self-aware, trustworthiness, conscentiousness, adaptability, critical thinking, attitude, initiative, empathy, confidence, integrity, self-control, organizational awarenss, likability, influence, risk-taking, problem solving, leadership, time management, and then some. Quite a mouthful, eh?!"

 

Il fatto che si chiamino "soft" non significa che siano competenze irrilevanti!

 

Insieme, stabiliamo un "contratto" basato sul principale punto di forza del coaching:

nel risicato tempo a nostra disposizione, (due mesi) lavoreremo principalmente sul simulare il colloquio di lavoro in inglese.

La mia esperienza (e sopratutto, il mio spirito "sadico" he he) mi consente di mettere Gianmarco sulla graticola per un tempo e una durata sufficienti a permettergli di riflettere su come funziona il processo e sviluppare autonomamente le sue proprie risposte, trovando la "sua verità".

Paradossalmente, poi, verrà fuori nel corso del coaching che l'idea che Gianmarco si era fatta (che un profilo tecnico come il suo sarebbe stato svantaggiato rispetto ad un profilo politico) non era del tutto corretta: un profilo tecnico era esattamente ciò che era richiesto in entrambi i casi, caratterizzati da pressanti esigenze di presidiare, attraverso competenze tecniche, una dimensiona dal forte rischio economico, sociale e politico.

"Nel mio caso, avanzato, ho trovato anche un vero coach molto efficace", mi ha scritto oggi Gianmarco dal suo nuovo lavoro in Asia: "oltre l'inglese, ho appreso anche alcune tecniche di colloquio e conservo i preziosi schemi che preparava durante il coaching per il successo di un intervista di lavoro".  

 

 

La soluzione non sempre è quella più scontata

...chi ha paura del lupo?||navigare efficacemente le job interviews

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coaching linguistico

...ma chi l'ha detto che per avere successo in una job interview devi inondare l'intervistatore di bugie?

AngeloFanelli

Il tipico colloquio di lavoro in Italia assume sempre più la forma di una farsa: non c'è attenzione alle competenze reali delle persone, né capacità di valutarle oggettivamente.

E' per questo che molti si rivolgono all'estero:

per impiegare al meglio le proprie competenze, trovare riconoscimento, e soddisfazione

 

 

Il primo momento critico con cui ti devi confrontare è proprio quello della Job Interview in una lingua che non è la tua. Il coaching ReCoLL(r) può aiutarti.

 

[>>>>>>>>>CONTINUA LA LETTURA>>>>>]

 

Il coaching ReCoLL(r) è un metodo efficace per affrontare situazioni come queste.


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